L'agricoltura

Fra ogni lago ed il suo bacino esiste un rapporto molto stretto. Infatti, a causa della gravità, molte sostanze che si trovano nel bacino finiscono più o meno velocemente nel lago.
In passato l'agricoltura nel bacino del lago di Bolsena era condotta in modo poco inquinante, ma dopo gli anni 60 sono stati elargiti ingenti incentivi per passare dalla agricoltura estensiva a quella intensiva. Questa fa grande uso di concimi chimici, irrigazione, pesticidi, diserbanti e lavorazioni meccaniche che facilitano i dilavamenti del terreno, specialmente nei periodi di semina, quando i terreni vengono finemente lavorati, ed infatti in caso di violenti temporali. la fascia costiera del lago assume un colore tendente al marrone a causa dell'arrivo di dilavamenti contenti terra semi e fertilizzanti.
Le politiche agrarie si vanno ora nuovamente modificando ed incentivi sono stati dati per convertire le coltivazioni esistenti in biologiche o in "messa a riposo" (set aside). Gli incentivi non sono però in misura sufficiente per ottenere la volontaria conversione delle coltivazioni più redditizie in quelle biologiche, per cui è auspicabile un contributo supplementare, giustificato da ragioni ambientali, in modo da ottenere il risultato desiderato,senza danni economici per gli agricoltori.

La superficie del bacino emerso del lago di Bolsena è dell'ordine di 16000 ettari. La tabella che segue indica l'impiego di fertilizzanti secondo 4 tipologie di coltivazioni, che impiegano un totale di oltre 17.000 quintali di fertilizzanti ricchi di azoto e fosforo (Cirica/Ranucci 1983).

Gran parte di questi viene utilizzata dai prodotti agricoli, ma una frazione non conosciuta scende al lago assieme all’acqua piovana che ruscella in superficie oppure percola nel terreno raggiungendo la falda che alimenta il lago, inquinandola con effetti a lungo termine.
Una seconda conseguenza delle colture intensive è la maggiore richiesta di acqua per irrigazione. Abbiamo già visto che l'acqua emunta dal lago e dalla sua falda è dell'ordine di 33 milioni di mc/anno. Di questi il 50% viene utilizzato per fini agricoli.
Una terza conseguenza deriva dal fatto che l'acqua per fini irrigui viene prelevata da pozzi sparsi nel bacino (quelli potabili provengono prevalentemente da sorgenti) per cui attorno al lago, ed anche fuori dal bacino idrologico, si sono create aree di "attenzione" e "critiche".
In queste aree l'eccesso dei prelievi ha provocato un abbassamento della falda, oppure le acque emunte presentano un'alta salinità, probabilmente perché miste ad acque richiamate da strati profondi, dove sono presenti acque di antica origine marina.
Le aree con falde troppo sfruttate, anche se collocate al di fuori del bacino idrogeologico costituiscono un pericolo perché possono richiamare flussi d'acqua, che non giungono più al lago, producendo importanti spostamenti degli spartiacque sotterranei.
Sono classificate "aree di attenzione":
- quelle in cui i forti attingimenti potrebbero produrre spostamenti degli spartiacque sotterranei o la riduzione della ricarica del lago;
- aree in cui sono presenti captazioni di uso idropotabile;
- aree in cui sono presenti importanti captazioni, anche se non sono state evidenziate variazioni significative dei livelli piezometrici.
Sono da considerare "aree critiche":
- aree in cui si è riscontrato un evidente abbassamento del livello piezometrico;
- acque nelle quali si è riscontrato un elevato grado di salinità;
- aree in cui insiste più di una delle situazioni sopra elencate.
Sulla base di tale classificazione l’Amministrazione Regionale ha realizzato la carta delle aree critiche e di attenzione nella quale le zone evidenziate sono così succintamente commentate:
area A: le isofreatiche fra quota 380 e 400 perdono di continuità a causa dell'eccesso di prelievi.
area B: quelle in cui si potrebbero produrre spostamenti degli spartiacque sotterranei
area C: ospita captazioni per uso pubblico minacciate da prelievi ubicati nel settore A.
aree D, E, F, G: nel loro insieme costituiscono un comprensorio a nord-est del lago da gestire, a livello di pianificazione.
area H: un incremento dei prelievi può ridurre l'alimentazione del fiume Marta e del torrente Vezza spostando lo spartiacque sotterraneo fra i due corsi d'acqua.
aree I, L: ospitano prelievi di acque per uso pubblico che sono poco protetti e diminuiscono l'alimentazione in subalveo del Marta.
area M: costituisce un settore critico perché le acque emunte presentano una salinità elevata e perché si manifesta una perdita di potenziale piezometrico rispetto a rilievi effettuati nel 1979.
Per tenere sotto controllo la situazione piezometrica, oltre che per analizzare la qualità dell'acqua di falda e determinare l'eventuale presenza di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti, è opportuno che vengano trivellati numerosi pozzi a fine di studio.