I Laghi
Da 
        un punto di vista strettamente idrologico, i laghi sono masse d’acqua 
        raccolte in depressioni della superficie terrestre non alimentate dal 
        mare. La loro classificazione avviene generalmente sulla base di criteri 
        geologici, secondo l’origine della conca e del suo eventuale sbarramento. 
        Si hanno laghi di origine tettonica, vulcanica, glaciale, vallivi, di 
        sbarramento, carsici, di frana ecc.
        Alcuni laghi hanno a monte grandiosi bacini di raccolta delle acque piovane, 
        per cui la portata dei loro emissari è copiosa. Altri invece hanno 
        bacini limitati e conseguentemente la portata dei loro emissari è 
        esigua. Ciò ha importanza per l'efficienza del ricambio dell'acqua.
        La dimensione e la forma sono estremamente variabili, come si può 
        osservare nell’unita rappresentazione schematica. Altri fattori 
        di rilievo sono la natura delle rocce del bacino, la composizione chimica 
        dell’acqua, la struttura dell'ecosistema, ecc.
        L'ubicazione geografica determina in buona parte il comportamento fisico 
        dei laghi: quelli del nord Europa durante l’inverno sono congelati 
        in superficie e non possono, in quel periodo, scambiare ossigeno con l’aria, 
        quelli tropicali hanno uno strato superficiale molto caldo che, galleggiando 
        sugli strati più profondi, ostacola il rimescolamento e l'ossigenazione 
        al fondo. 
        Nei laghi alpini i livelli d'acqua più alti si verificano nella 
        tarda primavera o in estate, quando si sciolgono le nevi, nell’Italia 
        centrale invece si verificano in inverno, quando abbonda la pioggia.
        Vi sono conche formate da rocce impermeabili, che delimitano nettamente 
        il contorno del lago, altre invece, come quelle di origine vulcanica, 
        sono porose e permeabili per cui il lago può rappresentare la parte 
        affiorante di un acquifero di dimensioni superiori (Bolsena). In questi 
        casi sono frequenti entrate ed uscite sommerse di acqua.
        La Regione Lazio ha un interessante campionario di laghi di origine vulcanica 
        (Mezzano, Bolsena, Vico, Monterosi, Bracciano, Martignano, Albano, Nemi), 
        molto caratteristici nel contesto europeo. Fra questi, nella Provincia 
        di Viterbo troviamo il lago di Vico la cui conca è una caldera, 
        il lago di Bolsena la cui conca è una depressione tettonica molto 
        complessa formata da più caldere, i laghi di Mezzano e Monterosi 
        le cui conche sono crateri esplosi. 
        La media delle precipitazioni che cadono annualmente sull'Italia è 
        di un metro e di uguale misura è l’evaporazione. Ciò 
        significa che le piogge che cadono direttamente sui nostri specchi 
        lacustri ripristinano mediamente solo le perdite per evaporazione. L’acqua 
        in eccesso, quella che defluisce dal fiume emissario, equivale grosso 
        modo all’apporto proveniente dal bacino, per cui, i laghi alimentati 
        da estesi bacini, come quelli alpini, hanno emissari di grande portata, 
        invece i laghi alimentati da piccoli bacini, come quelli di origine vulcanica, 
        hanno portate esigue. 
        Ad esempio, chi è stato a Zurigo ricorderà l’impressionante 
        dimensione dell’emissario Limat che attraversa la città. 
        Confrontando la sua portata con quella dell'emissario Marta del lago di 
        Bolsena (foto a pagina 23), si trarranno utili riflessioni sulla grande 
        diversità di comportamento fra laghi alpini e vulcanici.
        La tabella che segue indica le principali caratteristiche idrologiche 
        dei maggiori laghi italiani. In essa RT indica il “tempo di ricambio”, 
        che è il numero di anni che impiegherebbe l’emissario per 
        far defluire un volume d’acqua pari al volume del lago. Le portate 
        dell'emissario ed i tempi di ricambio si riferiscono agli anni 60: non 
        sono più attuali a causa dei crescenti prelievi idrici a
 
        monte. Infatti, la portata del Marta, che era di 2,4 m3/sec alla fine 
        degli anni 60, è diminuita a meno di 1 m3/sec, per cui il tempo 
        di ricambio è aumentato a oltre 400 anni. 
        Il tempo di ricambio è un indice della capacità del lago 
        di smaltire attraverso l’emissario parte degli inquinanti che giungono 
        dal bacino, ma un ricambio rapido non garantisce da solo un buono stato 
        del lago. Com'è facile intuire, se il ricambio è effettuato 
        con acqua più pulita di quella del lago, il risultato è 
        vantaggioso, in caso contrario è dannoso. 
        Un esempio eclatante è dato dal lago giapponese Kasumigaura che, 
        malgrado abbia un tempo di ricambio rapidissimo, di soli 200 giorni, è 
        verde e maleodorante a causa del grave stato di eutrofia in cui si trova. 
        Ciò è dovuto all’acqua che lo alimenta, inquinata 
        dai fertilizzanti agricoli abbondantemente usati nelle circostanti risaie. 
        Altri laghi invece, il cui ricambio avviene con acqua pura, proveniente 
        ad esempio dallo scioglimento di neve e ghiacciai, non possono che trarre 
        vantaggio da un ricambio rapido.
        Nelle pagine che seguono esamineremo singolarmente i diversi fattori che 
        intervengono nel bilancio idrologico del lago di Bolsena. 


